Non sono una fan dei rapper italiani in generale, ma Caparezza lo ascolto volentieri per la sua capacità narrativa, l’ironia calibrata e l’attenzione alle immagini sonore. E’ tornato da poco sulla scena musicale con il suo nuovo album Orbit Orbit e tra le sue 14 tracce è stato proprio l’intermezzo “Il banditore” a colpirmi al primo ascolto.
Orbit Orbit è uscito il 31 ottobre 2025 ed è presentato come un progetto ibrido che unisce musica e fumetto, un connubio magico che fonde arte 2 e arte 9 . L’album nasce in un periodo segnato da difficoltà personali per l’artista, ma proprio queste tensioni sembrano aver alimentato una scrittura più creativa e sperimentale.
Nonostante la sua natura di interludio, Il banditore emerge come un frammento con peso proprio: non cerca il ritornello né la forma canzone tradizionale, ma concentra in pochi minuti un’idea estetica forte. La scelta di trasformare il verso in una sequenza di suoni e segni lo rende immediatamente riconoscibile e lo stacca dal resto del flusso musicale, funzionando come una didascalia sonora che orienta l’ascolto verso l’immagine e il movimento.
Il brano è una rilettura dell’omonimo pezzo di Enzo Del Re, la prima cover ufficiale nella carriera di Caparezza, e qui viene rielaborata con una densità timbrica molto più ampia rispetto all’originale: eco cinematografici, stratificazioni ritmiche e l’uso di onomatopee trasformano la voce in un elemento percussivo e narrativo. L’effetto è quasi futurista: il collage di rumori e interiezioni costruisce una battaglia sonora che richiama il dinamismo tipico dei comicbooks.
Nell'albo che accompagna il disco, il capitolo collegato a questo brano si intitola The Power Is Mine e contiene la frase “A testa alta per l’amore delle nuvole”, che interpreta il brano come una dichiarazione d’affetto verso il linguaggio dei balloon e la libertà immaginativa che essi rappresentano. Questa sovrapposizione testo-immagine rende Il banditore non solo un intermezzo musicale, ma un nodo narrativo che rinforza il concept dell’opera totale che Caparezza ha voluto costruire.
Il banditore dimostra che un interludio può essere strategico: funge da ponte, da detonatore di immagini e da manifesto estetico. È la prova che la cura dei dettagli come la scelta di una cover, la manipolazione delle onomatopee e l’inserimento del fumetto, può trasformare un frammento in un momento rivelatore dell’intero progetto. Per chi, come me, non è attratto dal rap italiano in senso lato, Caparezza resta un ascolto che vale la pena per la sua capacità di coniugare tecnica, immaginazione e introspezione.