Vincenzo Romano, in arte rOMA, è un cantautore
ebolitano con l’anima rock. Dopo svariati anni insieme a band inedite, ha
deciso di intraprendere la carriera da solista ed ha avuto l’opportunità di
aprire i concerti di grandi artisti italiani come Filippo Gatti, Daniele
Sillvestri e Giorgio Canali .
Venerdì 26 gennaio ha presentato il suo primo album da
solista “Solo posti in piedi in Paradiso”(prodotto da Seahorse Recording) presso Nova Koinè Lab, e ho avuto il grande piacere di intervistarlo.
Da cosa deriva il tuo nome d’arte “rOMA”?
<< rOMA è semplicemente il mio cognome a metà,
Romano. La scelta grafica, ossia la r in minuscolo e tutto il resto in
maiuscolo, è soltanto un pretesto per creare curiosità. Tutto qui. >>
Ma rOMA non è stato sin dall’inizio la tua identità.
Nel 2004 hai iniziato un progetto con la band C.A.T.T.U.R.A., la quale si è
sciolta nel 2008. Come è cambiato il tuo stile da membro di una band a cantante
solista?
Da quando si è sciolta la band, nel 2008, ho preso un
periodo di pausa dalla musica, ho ripreso a scrivere canzoni nel 2012 e nel
2014 ho iniziato a pubblicare qualcosa di autoprodotto. Sicuramente lo stile di
scrittura cambia perché quando scrivi per una band scrivi comunque per un
progetto, non scrivi solo per te stesso. Nelle canzoni c’è l’insieme di vari
punti di vista dei singoli membri della band. Da cantautore scrivi e arrangi
per te stesso, c’è molta più libertà. Ho raggiunto un
punto in cui sono molto soddisfatto di quello che
scrivo.
“Solo posti in piedi in Paradiso” è il tuo album di
esordio, uscito nel marzo 2017. C0me nasce l’album?
Solo posti in piedi paradiso è
composto da tutti brani inediti scritti nel 2016, avevo 14 brani pronti che ho
mandato a varie etichette discografiche e mi ha risposto Paolo Messeri della
Seahorse Recording, ne abbiamo insieme selezionati 11 e quindi prodotto il
disco. Sono brani tutti creati in un preciso momento, nell’arco di ¾ mesi, che
hanno tutti lo stesso stato d’animo.
Qual è, appunto, lo stato d’animo che caratterizza
l’album?
Nell’ album c’è molta rabbia e un po’ di sdegno.
E’ un disco per me molto intimo, molto autobiografico. Si parla tanto di
ricordi, di esperienze vissute, episodi che mi sono capitati nella vita e che
poi ho somatizzato e ho elaborato
attraverso le canzoni.
Il tuo genere si ispira ai capisaldi del rock
italiano, il rock degli Afterhours, Le Luci della Centrale Elettrica, Giorgio
Canali, per citarne alcuni. Cosa pensi dello scenario rock odierno in Italia?
Il genere rock, secondo me, non è più quello di una
volta. E’ ancora vivo, in parte, grazie a chi continua a farlo ancora dopo
20-30 anni, come appunto gli Afterhours e Giorgio Canali. Sono pochi i
giovani in grado di reggere questa sfida, come per esempio i Fast Animals and
Slow Kids. Questo perché è cambiata la scena; si parla di Indie che ormai è
quasi diventato un genere, però è tutta un’altra cosa. Sono cambiati i gusti, è
cambiato il pubblico. E’ cambiato anche il modo di fare musica. Adesso basta
una scheda audio, un pc e ti puoi produrre anche da solo.
See you the next song!
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